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.FONDAZIONE CASA PIA DEI CEPPI
La Casa Pia dei Ceppi è nata dalla riunione nel 1545 di due istituzioni caritatevoli
medievali, il "Ceppo Vecchio" fondato nel 1283 da Monte di Turingo Pugliesi e il "Ceppo
Nuovo" fondato nel 1410 da Francesco Datini con l'originaria denominazione di "Casa e
Cieppo de' poveri di Francesco di Marco" e questo specifico fine, come si legge nel
testamento: "sì che in perpetuo de' frutti d'esse si paschino e si nutrichino i poveri di Giesù
Cristo".
Costituitasi in Ipab dopo il 1890, la Casa Pia si è trasformata, in seguito all'entrata in
vigore della legge della Regione Toscana 3 agosto 2004 n. 43, in Fondazione Onlus con la
denominazione "Casa Pia dei Ceppi-Palazzo Datini".
FINALITÀ
Fondazione di diritto privato, la Casa Pia dei Ceppi non ha scopi di lucro, non esercita
attività commerciale e persegue esclusivamente finalità di utilità sociale, culturale e
di tutela e valorizzazione del proprio patrimonio storico-artistico.
Seguendo le volontà del suo fondatore, la Casa Pia dei Ceppi si propone di soccorrere i
poveri e i bisognosi con contributi economici, sia direttamente che tramite associazioni noprofit
operanti nel Comune di Prato e civilmente riconosciute; di intervenire in iniziative
socio-economiche promosse a favore dell'intrapresa e del lavoro e finalizzate al sostegno
della famiglia; di svolgere attività culturali in campo scientifico, divulgativo e didattico; di
tutelare e valorizzare il patrimonio immobiliare e mobiliare di Palazzo Datini e le fonti
documentali, archivistiche e bibliotecarie legate alla sua eredità.
PALAZZO
La casa del mercante svolse un'importante funzione di rappresentanza.
Francesco Datini metteva a disposizione del Comune di Prato la sua ricca dimora e in
seguito a lunghi preparativi ospitò personaggi illustri come Francesco Gonzaga, signore
di Mantova, giunto a Prato nel 1392 per venerare la Cintola della Madonna; Leonardo
Dandolo, ambasciatore della Repubblica di Venezia, anch'esso giunto in città per vedere
la Cintola nel 1397; il re Luigi d'Angiò in due occasioni (1409 e 1410); e nel 1410 il
cardinale Pietro d'Ailly con "50 persone tra piè e a chavallo".
"L'ambasciatore venne ieri mattina qua e andò a desinare col podestà: e così mi pare
avevano ordinato. E come ebbe desinato, andai da lui; e venne a dormire qui in casa; e
poi andammo a vedere la Cintola; e tornammo qui a bere e mangiammo la pinocchiata
che tu ci mandasti e anche io ne avevo fatta fare qua".
MUSEO
Casa Datini rappresenta l'esempio più illustre di palazzo mercantile medievale,
posto vicino alla sede del Comune di Prato e per questo destinato dal proprietario
ad assolvere a uno specifico ruolo pubblico, che aveva svolto con grande sfarzo e
spese non indifferenti nel 1409 e nel 1410 ospitando per due volte il re di Napoli
Luigi II d'Angiò.
Nel palazzo di famiglia Francesco Datini aveva investito, oltre a ingenti risorse
economiche, forti proiezioni simboliche ed emotive, trasformando un intero isolato cittadino
- quello racchiuso tra le attuali Via Rinaldesca, Via Ser Lapo Mazzei, Vicolo del Ceppo
e Vicolo del Porcellatico - in un segno pubblico della propria personalità che, come
aveva scritto lui stesso in una lettera, si augurava potesse durare "mille anni".
A partire dal 2009, i locali al piano terra del Palazzo sono stati trasformati in sede museale,
dedicata alla storia del proprietario, della sua casa e dell'ente assistenziale, il "Ceppo dei
poveri di Prato", al quale il mercante aveva voluto lasciare tutti i suoi beni.
Nelle sale affrescate del piano terra è possibile non solo ammirare la splendida abitazione
e le opere d'arte che l'arricchiscono, ma anche ripercorrere la personalità di Datini, i suoi
rapporti con la moglie Margherita, le sue attività economiche, la storia dell'edificazione del
palazzo e quella dei Ceppi che, a partire dal 1410, vi hanno sede.
Attraverso il ricco apparato iconografico presente nelle sale, in italiano e inglese, la
selezione di lettere originali, i dipinti e gli affreschi delle pareti, è possibile conoscere da
vicino la vita e l'attività imprenditoriale del mercante che, partendo da Prato, si irradiava a
Firenze e a Pisa, per giungere a Genova, e prolungarsi verso Avignone per arrivare in
Spagna.
A Palazzo Datini hanno sede due prestigiose istituzioni di cultura: l'Archivio di Stato
di Prato che conserva il prezioso fondo documentario del mercante consultabile
anche on-line: 1193 pezzi, dal 1361 al 1411, con un imponente carteggio di circa
150.000 lettere, tra le quali quelle, particolarmente suggestive scambiate con la
moglie Margherita e con l'amico Ser Lapo Mazzei; e l'Istituto internazionale di storia
economica Francesco Datini che organizza ogni anno le "Settimane di studio" con
la partecipazione di specialisti di tutto il mondo, giunte nel 2017 alla 49a edizione.
Intelligenza e lungimiranza hanno reso Francesco di Marco Datini il simbolo stesso
dell'intraprendenza pratese, perché la sua straordinaria capacità di condurre gli
affari con spirito capitalistico, "in nome di Dio e del guadagno" come si legge sui
suoi libri contabili, si combinava nella sua persona con spiccate doti di credente e
di benefattore che aveva scelto di lasciare tutto il suo patrimonio ai "poveri di
Prato".
IL GRANDE "CUORE" DI FRANCESCO
Nato a Prato intorno al 1335 da una famiglia modesta, era rimasto orfano nel 1348 quando
entrambi i genitori e due fratelli erano morti a causa della terribile peste che aveva
flagellato l'Europa. Dopo aver appreso i primi rudimenti della mercatura presso alcune
botteghe fiorentine, si era trasferito ad Avignone, sede allora del Papato, dove aveva dato
vita a una fortunata attività commerciale e si era sposato con una giovane nobile
fiorentina, Margherita Bandini.
Nel 1382 era ritornato a Prato e aveva fondato un sistema di aziende che era una vera e
propria "holding company" specializzata in ogni genere di commercio con succursali ad
Avignone, Firenze, Pisa, Genova, Barcellona, Valenza e Palma di Maiorca.
Morto senza eredi a Prato il 16 agosto 1410, aveva disposto nel proprio testamento,
rogato dall'amico e confidente, il notaio Ser Lapo Mazzei, l'istituzione del "Ceppo dei
poveri di Francesco di Marco", l'odierna Casa Pia dei Ceppi, a cui aveva lasciato tutti i
propri beni, valutati oltre 100.000 fiorini d'oro.
Nel testamento di Francesco Datini erano previsti anche alcuni lasciti a favore della città di
Firenze. Il più importante era quello di 1.000 fiorini, destinato a contribuire alla costruzione
di una nuova struttura assistenziale, in cui accogliere i "gittatelli" (cioè i bambini che le
famiglie, nell'impossibilità di mantenerli, affidavano alla pubblica carità). Pochi anni dopo,
quel lascito fu versato all'Arte della seta, che aveva fatto proprio il progetto e stava
mettendo mano alla costruzione dell'Ospedale degli Innocenti.
Fedele a questa premura del suo fondatore per l'assistenza dell'infanzia, nei primi anni del
Novecento la Casa Pia dei Ceppi aveva istituito un servizio di "assistenza baliatica" con lo
scopo di promuovere l'allattamento materno dei bambini di famiglie povere, fornendo
anche sussidi per garantire la loro nutrizione artificiale e operando per la diffusione di
corrette indicazioni sanitarie per la cura dei piccoli pratesi.
Il corpo del "mercante di Prato" è sepolto nella chiesa di S. Francesco, che per tanti anni
aveva arricchito con donazioni e abbellito di opere d'arte; la storia della sua vita è
consegnata a libri che sono conosciuti in tutto il mondo e letti in tutte le lingue.
CRITICITA' ATTUALI
Ad oggi il palazzo presenta delle criticità importanti nella parete strutturale del tetto
sia all'esterno che internamente, sono necessari lavori urgenti per ripristinare
solidità e sicurezza al tetto. ESSENDO LA NOSTRA FONDAZIONE UN ENTE DI
DIRITTO PRIVATO NON PUO' CHIEDERE SOSTEGNO ECONOMICO
ALL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI PRATO. PERTANTO COME FONDAZIONE
ONLUS CHIEDIAMO AIUTO A TUTTI COLORO CHE HANNO A CUORE IL PALAZZO E
LA FIGURA DI FRANCESCO DI MARCO DATINI CHE HA DONATO TUTTI I SUOI
AVERI PER IL BENE DELLA CITTA' E PER AIUTARE I BISOGNOSI.
Per chiunque voglia aiutare il Palazzo il nostro IBAN è
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